Valdagno

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Descrizione

Valdagno è nominata per la prima volta in un documento del 1179 relativo alla chiesa di San Quirico. Il nome deriva dal torrente Agno che la attraversa.
Non è certa l'origine del nome Agno, per alcuni deriva da Alnus, cioè "ontano", per altri da Amnis ("fiume") per altri ancora da Agnus ("agnello").
Poche sono le tracce preistoriche e romane nel territorio di Valdagno, per cui si è sempre pensato che la zona non fosse abitata prima dell'anno Mille, perché selvaggia, inospitale e periodicamente sommersa dalle acque non regolamentate del torrente. Era solamente una zona di passaggio per le miniere del monte Civillina o per Trento.
Secondo una recente ipotesi[7], Valdagno come il resto della valle, durante l'Età del Ferro(VI- II a.C.) era abitata stabilmente da una popolazione di origine celtica, esattamente di Galli Cenomani, che avevano la loro “capitale” a Trissino. Il nome del torrente Agno poteva indicare, in origine, l'ariete, il dio cornuto dei Celti, che poi, in epoca cristiana, sarebbe diventato l'agnello che troviamo sia nel simbolo di Valdagno sia accanto a San Clemente, il santo patrono.
Fin dal XII secolo Valdagno fu feudo della famiglia Trissino (famiglia di origine tedesca), che vi costruì due castelli, uno sulla collina sovrastante il centro storico, l'altro sul colle di Panisacco: il primo venne completamente distrutto, del secondo rimane traccia nell'attuale santuario di Santa Maria, ristrutturato più volte nel corso dei secoli; in origine era l'antica cappella eretta nel 1212.
Valdagno divenne comune nel 1291 e dopo la dominazione prima scaligera e poi viscontea entrò a far parte nel 1404 della Repubblica di Venezia. In quest'epoca inizia un periodo di florido sviluppo artigianale (lavorazione del ferro e della lana), che contribuì a consolidare la sua fragile economia legata all'attività agro-silvo-pastorale. Nel 1700 sorgono i primi opifici per la lavorazione della lana e della seta. Dopo la caduta della Repubblica, avviene l'aggregazione all'Impero austro-ungarico e nel 1866 al Regno d'Italia.
La famiglia Marzotto avvia nel 1836 l'industria della lana, portandola da livelli artigianali alle dimensioni di una moderna e grande impresa. Da ricordare in particolare l'opera di Gaetano Marzotto (1894-1972) che oltre all'attività industriale promosse vari interventi sul settore sociale (abitazione per gli operai, impianti sportivi e ricreativi, lo "Stadio dei Fiori" dove ha giocato il Marzotto in Serie B, asilo per l'infanzia, casa di riposo per anziani, scuole), interventi ispirati a criteri sia sotto il profilo architettonico che funzionale.

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