
Marano Vicentino
Descrizione
In epoca romana una strada proveniente da Vicenza passava per Marano e arrivava a Salzena (ora Santorso), una tra le più ricche ville del Vicentino. Essa costituì il cardine della centuriazione nell'Alto Vicentino. Questo significa che il territorio era organizzato a fini agricoli, caratterizzato dalla regolare disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti destinati all'assegnazione a nuovi coloni, in genere i veterani delle guerre; questa destinazione comportò la bonifica di terreni paludosi e la creazione di argini per contenere le piene torrentizie.
Lungo la linea ferroviaria sono state scoperte tombe di persone cremate in epoca romana, coperte da tegole. A Molina di Malo, che fino a tempi non lontani apparteneva a Marano, sono state rinvenute tombe di età imperiale.
Non è rimasta documentazione che attesti quanto avvenne in questo territorio durante il Basso Impero e l'Alto Medioevo; sicuramente, come fu per tutto il Vicentino, esso fu sottoposto alla dominazione dapprima dei longobardi, poi dei franchi e probabilmente subì le scorrerie degli ungari, finché gli imperatori nel IX e X secolo lo diedero in possesso ai vescovi di Vicenza; questi, a loro volta, lo frazionarono e lo diedero in feudo a signori laici ed ecclesiastici.
Così fu anche per il territorio di Marano. Nel 1284 i fratelli Ecelino, Bonagiunta, Benincasa ed Enrico detto Bruto, figli di Enrico Signoreto da Marano ed essi stessi signori di Marano, acquistarono dal conte Beroardo di Schio e da suo figlio Alberto l'acqua della roggia, derivata dal torrente Leogra, per 500 libbre; il possesso e l'uso dell'acqua aveva un notevole valore, perché serviva non solamente per l'irrigazione dei campi, ma anche muovere mulini per la macinazione dei cereali, magli per la lavorazione del ferro e folli per la pettinatura della lana.