Firenze - Palazzo Davanzati
Il palazzo rappresenta un ottimo esempio di architettura residenziale fiorentina del Trecento, costruito verso la metà del secolo dalla famiglia Davizzi, mercanti benestanti dell'arte di Calimala (o dei Mercantanti). Fu residenza degli Ufficiali della Decima (l'ufficio che raccoglieva le denunce delle proprietà private per l'applicazione delle tasse), poi passò nel 1516 ai Bartolini, e da questi fu venduto nel 1578 a Bernardo Davanzati, famoso storico e letterato, la cui famiglia si estinse nel 1838. Il palazzo godette di un certo splendore alla fine del Settecento quando ospitò l'Accademia degli Armonici, alla quale parteciparono compositori come Luigi Cherubini e Pietro Nardini.
Quando l'ultimo esponente dei Davanzati, Carlo, si suicidò nel 1838, l'immobile fu poco dopo suddiviso in più quartieri e soffrì, oltre a svariate manomissioni, di un progressivo abbandono, fatta eccezione per alcuni interventi di restauro promossi attorno al 1884 dalla proprietà Orfei. Nel 1902, una stanza del palazzo fu presa in affitto da Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, insieme a Giovanni Costetti, Adolfo De Carolis, Alfredo Bona, Ernesto Macinai, Giuseppe Antonio Borgese, per fondarvi la rivista letteraria Il Leonardo[2], edita dalla Vallecchi, di cui furono pubblicati venticinque fascicoli, dal 4 gennaio 1903 all'agosto 1907[3]. Fu proprio Papini a testimoniare lo stato di degrado dell'edificio nelle pagine di Un uomo finito: «tutto sudicio e buio, colle scale mezze rovinate, i muri graffiati; i ballatoi murati a metà e il gran cortile pieno di svolte a sghembo, d'angoli pisciosi e di casse abbandonate».