Firenze - Galleria dell'Accademia
Nel 1784, nei locali dell'ospedale di San Matteo e del convento di San Niccolò di Cafaggio, il granduca Pietro Leopoldo di Lorena rifondò l'Accademia di Belle Arti, riunendo varie istituzioni, tra le quali l'antica Accademia delle arti del disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de' Medici. Al nuovo ente deputato all'insegnamento dell'arte venne affiancata una galleria in cui gli studenti avrebbero potuto trovare opere d'arte (originali e riprodotte) su cui basare la conoscenza, lo studio e l'imitazione per la propria formazione artistica.
In quella che era la galleria maschile dell'ex-ospedale, oggi parte dell'Accademia lungo via Cesare Battisti, vennero collocati i gessi, i disegni e i modelli vari, mentre in quella che era stata la corsia delle donne (attuale Gipsoteca Bartolini/Salone dell'Ottocento) vennero sistemati i dipinti.
Il nucleo originario della galleria comprendeva quindi due grandiosi modelli in gesso originali del Giambologna (il Ratto delle Sabine, ancora in loco, e l'Allegoria di Firenze che domina Pisa, oggi in Palazzo Vecchio), una serie di calchi in gesso moderni di opere classiche e una quadreria che nasceva dalle raccolte dell'Accademia del Disegno, con molte opere di ex-affiliati, tra cui i grandi maestri fiorentini del Manierismo[5].
La quadreria si arricchì presto e straordinariamente dei dipinti provenienti da conventi, monasteri e altre istituzioni religiose soppressi da Pietro Leopoldo nel 1786 e, in misura minore, da Napoleone nel 1810, ottenendo capolavori come le Maestà di Cimabue e di Giotto, la Sant'Anna Metterza di Masaccio e Masolino, l'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, il Battesimo di Cristo di Verrocchio e Leonardo, la Cena in Emmaus di Pontormo, ecc. Pervennero così anche numerosi dipinti del Beato Angelico, oggi nel Museo di San Marco, mentre tra le opere ancora nel museo ci sono le formelle dell'Armadio delle Reliquie di Santa Croce di Taddeo Gaddi, l'Annunciazione di Lorenzo Monaco e il Cristo in pietà di Giovanni da Milano. Vi erano inoltre dipinti di provenienza non strettamente granducale, come la Primavera di Botticelli.