Scordia
Descrizione
Testimonianze archeologiche, presenti nei dintorni del paese (contrade Cava, Grotta del Drago, Puleri, Casale San Basilio, Scordia Soprana, ecc.), dimostrano la frequentazione umana dell'area sin dalle età del bronzo e del ferro da parte dei Sicani e dei Siculi, come anche in epoca greco-siceliota, romana e bizantina. Sede di una signoria del Regno di Sicilia, nella metà del XII secolo, il casale di Scordia vide concedere alcune delle sue terre ai Templari.
Conteso fra il papa e gli eredi di Federico II di Svevia, il feudo fu assegnato nel 1255 a Nicolò di Sanducia, cui succedettero Giacomo e Virgilio di Scordia. Nel 1308 in questo piccolo centro rurale è censita dai collettori pontifici la chiesa di S. Maria[8]. Nel corso del XIV secolo, forse a motivo delle infelici scelte politico-amministrative del feudatario Rosso Rosso, il casale decadde, fino a scomparire del tutto, riducendosi allo stato di feudo "piano" (cioè disabitato). Inutili si rivelarono i tentativi di ripopolamento, promossi dai signori di turno nel 1399, nel 1457 e nel 1508 (forse anche a causa dell'espansione della vicina Militello).
Si deve all'iniziativa di Antonio Branciforte, primo principe di Scordia, la rifondazione del centro in età moderna. Ottenuta nel 1628 la licentia populandi da Filippo III, re di Sicilia, mediante il pagamento di 400 onze, il principe riuscì a promuovere, grazie a una intelligente politica di attrazione, la rinascita del borgo, ponendo le basi della futura crescita demografica e urbanistica. La nobile famiglia dei Branciforte e Trabia governò Scordia sino all'abolizione della feudalità (Costituzione siciliana del 1812). In seguito alla soppressione del Regno di Sicilia ed al suo accorpamento nel Regno delle Due Sicilie, nel 1816, e alla successiva riforma amministrativa del 1819, Scordia, fino ad allora frazione di Militello, ottenne l'autonomia comunale.