Palermo Archivio di Stato
Nel complesso, l’esigenza di creare un’amministrazione archivistica con finalità e compiti specifici volti alla conservazione del patrimonio documentario cominciò a farsi strada in Sicilia nel corso della seconda metà del secolo XVIII, quando si pose in maniera pressante la necessità di aggregare le carte di vari organi centrali al fine di evitare il rischio della dispersione. Nel 1762 il Vicerè segnalava al Governo di Napoli
L’anno successivo si disponeva che si riordinassero le carte dell’archivio predetto e che con fondi dell’Erario si costruisse un nuovo locale. Queste disposizioni, tuttavia, rimasero inoperanti per molto tempo. Nel 1786 un dispaccio autorizzò il Vicerè a costruire nel palazzo reale di Palermo un nuovo locale destinato a conservare l’archivio del Tribunale del Regio Patrimonio.
Nel 1792, il vicerè, dopo aver fatto dare sistemazione alle carte del supremo organo di controllo amministrativo e finanziario del Regno, il Tribunale del Regio Patrimonio, prospettò al Governo centrale l’esigenza di concentrare in un “intiero Archivio reale” gli atti di vari uffici finanziari statali che erano in possesso di privati.
Questi ultimi li avevano acquistati a titolo oneroso a partire soprattutto dai secoli XVI e XVII, allorché, la monarchia spagnola, per reperire anche in Sicilia il denaro necessario per la sua politica imperialistica, aveva messo in vendita al migliore offerente tutti i suoi cespiti finanziari compresa gran parte degli uffici pubblici.
In definitiva, sottraendo ai privati la documentazione esistente presso di loro, anche se con finalità esclusivamente amministrative e in funzione degli interessi dello Stato e della Corona, si ponevano le premesse per la costituzione di un Archivio generale del Regno di Sicilia.