Capaci

Descrizione

Numerosi reperti archeologici ancora da analizzare e collocare cronologicamente testimoniano un passato preistorico particolarmente interessante mentre si comincia a parlare di un primo insediamento stabile a partire dall'anno Mille, per opera dei Kalbiti, durante la dominazione islamica della Sicilia, anche se si iniziano ad avere notizie più certe a partire dal 15 settembre 1241, quando l'imperatore Federico II di Svevia concede il feudo al milite Roberto di Palermo, poi giudice della Magna Regia Curia (dal 1250), per essersi mostrato fedele alla Corona, “tria tenimenta terrarum…” vicino a Palermo, e cioè il “tenimentum Casalia dicto Rachal Sarcadi, tenimentum Casalia Capacis et tenimentum montis Columbrinis”.
Il termine Casalia, utilizzato per Capaci e Racalzarcati, fa presumere l'esistenza di un abitato rurale fortificato (quindi munito di una torre con corte o di un castello) all'interno del tenimentum cioè del latifondo, questo dato ci riporta a riflettere sulla presenza di quei nuclei di fondazione saracena (Qarinas: Carini, Chinnisi: Cinisi, e naturalmente Rachal Sarcadi), largamente presenti in tutta la fascia costiera ancora in epoca normanna e sveva fino alla repressione federiciana seguita alle rivolte musulmane e il conseguente abbandono e spopolamento delle campagne che potrebbe indicare anche la sparizione del Casale già al tempo della concessione.
La struttura dei casali fortificati si mantiene praticamente inalterata sino ai primi anni del XIII secolo, quando il difficile rapporto fra dominatori cristiani e minoranza musulmana si incrina definitivamente. La fuga dai casali di villani musulmani o saraceni cristianizzati sono segnalate in diversi luoghi della Val di Mazara, ma in particolare nel territorio di Carini; un documento del 1202 ricorda: in tenimento Carini, apud casale quod dicitur Zarchante. Il malessere era destinato a esplodere e a dare vita alle repressioni militari ordinate da Federico II che vedranno la distruzione di Jato ed Entella prima e di Cinisi e Carini successivamente e quindi anche dei casali di Capaci e Racalzarcati, con la deportazione degli abitanti ribelli a Lucera in Puglia.

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