Macchiagodena

Descrizione

Benché il paese sia un castrum longobardo medievale, notizie di un villaggio dei Sanniti si hanno dai reperti archeologici rinvenuti nei colli circostanti. Tra i reperti un oinochoe del VI secolo a. C. presso località Piana di Achille e Fosso Pampalone. Il villaggio italico sorgeva presso il tratturello che si sviluppava dal maggiore che da Aufidena (Pescasseroli) andava in Puglia, tale villaggio sorgeva in località Valle Fredda, i cui reperti sono conservati nel Museo Sannitico di Campobasso. Benché il villaggio non fosse un vero e proprio centro vitale con mura e templi di rilievo, fu conquistato certamente nel I secolo a. C. da Roma e subì la distruzione dei Vandali dopo la fine dell'impero.
Il castrum nuovo fu fondato nel 964, noto come Maccla de Godino, dai conti Pandolfo e Landolfo della vicina Isernia. Il feudo nel 1000 fu possesso della potente Abbazia di San Vincenzo al Volturno, a cui fu venduto da Maria di Roffredo, all'abate Maraldo. Era inclusa anche la primitiva chiesa di Sant'Apollinare, oggi scomparsa. Nel XIII secolo furono i Cantelmo a dominare sul feudo, e nel secolo successivo subentrarono i Pandone, che avevano il loro quartier generale nel castello di Venafro.
Macchiagodena tuttavia non ebbe mai dei padroni stabili, poiché nell'arco di mezzo secolo era sempre ceduta a nuove famiglie. Nel Quattrocento fu dei Caetani di Baranello e poi dei Mormile di Castelpagano. Tra Cinquecento e Seicento fu dei Piscicelli (1615) e poi dei Caracciolo. Nel 1781 il feudo fu acquistato dalla famiglia Centomani nella persona di Nicola Centomani (1720-1818) che ottenne il relativo titolo marchesale. Nel 1799 con la conquista francese del Molise, Macchiagodena entrò nel dipartimento del Sangro, poi al distretto di Isernia. Nel 1815 invece subentrò al circondario di Cantalupo nel Sannio. Il grave terremoto del Molise del 1805 distrusse a Macchiagodena le chiese principali, che furono ricostruite in stile neoclassico.

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