Jesi (AN) - Fondazione Pergolesi Spontini

Per rispondere all’esigenza sempre più sentita di uno spazio teatrale adeguato alle rappresentazioni, che il vecchio Teatro del Leone (1731) – “poco elegante” oltre che “molto incomodo e pericoloso” – non poteva più soddisfare, nel 1790 venne presa la decisione di costruire un nuovo teatro per la città di Jesi. Ne furono sostenitori un gruppo di nobili cittadini e il Prelato Governatore Mons. D. Pietro Gravina dei Grandi di Spagna, che preventivarono una spesa di 16.000 scudi (in effetti, questa ammontò a 24.000), da recuperarsi con la vendita dei palchetti, in tutto 100, suddivisi su quattro ordini.

Il nuovo Teatro della Concordia – secondo la primitiva denominazione – nacque in realtà sui progetti tutt’altro che concordi dei due architetti designati all’opera: il fanese Francesco Maria Ciaraffoni e l’imolese Cosimo Morelli, quest’ultimo senza dubbio superiore all’altro nella progettazione teatrale, di cui fu uno dei più rinomati specialisti dell’epoca.

E’ a Morelli che si deve, ad esempio, la definizione dell’ampia curva ellittica della sala, da cui dipende la sua ottima acustica. Per le decorazioni pittoriche vennero invece convocati due famosi artisti neoclassici: l’architetto Giovanni Antonio Antolini (autore del celebre Foro Bonaparte di Milano, mai realizzato), al quale spettò la progettazione scenico-arredativa del teatro, e il pittore Felice Giani, che insieme all’ornatista Gaetano Bartolani e agli aiuti Francesco Micarelli e Giuseppe Guiducci dipinse le Storie di Apollo sulla volta della sala.

In questa veste il teatro venne inaugurato nel carnevale del 1798, ma non alla presenza dei nobili finanziatori quanto del popolo e dei giacobini, che nel frattempo avevano invaso la città in seguito alla vittoria napoleonica e al trattato di Campoformio. Per l’occasione vennero rappresentate tre operine, di cui due di Marc’Antonio Portogallo Lo spazzacamino principe e Le confusioni della somiglianza ossia Li due gobbi e la terza La capricciosa corretta di V. Martin y Soler.

Nel corso dell’Ottocento numerosi furono gli interventi a cui fu sottoposto il teatro: dalla sistemazione della piazza antistante, verso il 1828, ai lavori di ampliamento, tra il 1834 e il 1837 (anni in cui il Concordia rimase chiuso), sino all’installazione nel 1839 dell’orologio monumentale sulla facciata, finanziato dal principe Beauharnais in seguito alla calorosa accoglienza ricevuta l’anno prima durante la sua visita a Jesi.

Nel 1850 venne realizzato dal pittore jesino Luigi Mancini il sipario storico (restaurato nel 1995), in cui fu raffigurato con tipico gusto romantico l’ingresso di Federico II a Jesi, dove il grande imperatore svevo era nato nel 1194 e che egli amava chiamare “la mia Betlemme”. In realtà questo ritorno alla città natale – che la leggenda data al 1220 – pare non sia mai avvenuto. Nel 1883 il teatro acquisì la denominazione definitiva di “Giovanni Battista Pergolesi”, in omaggio al celebre compositore nato nella stessa Jesi. Negli anni successivi, però la tradizione lirica del teatro conobbe momenti di stasi, dovuti all’affermarsi di spettacoli leggeri (operette, caffè concerto, proiezioni cinematografiche), alla necessità di interventi di consolidamento (in particolare del tetto), agli eventi bellici.

La difficile gestione economica spinse i Condomini proprietari a vendere il Pergolesi al Comune, che nel 1929 l’acquistò, assumendosi tutti gli oneri e le passività relativi, per la cifra di 247.460 lire. L’attività teatrale non conobbe comunque una ripresa rilevante se non tra il 1934 e il 1942 (si può ricordare una fortunata edizione del Barbiere di Siviglia nel ’34, con Mercedes Capsir e Giovanni Manurita, diretta da Riccardo Zandonai e un Rigoletto nel ’42 con Gino Bechi), dopo di che seguirono periodi a singhiozzo di chiusura.

Nel 1947 il teatro riaprì, ospitando anche artisti di fama, come Benvenuto Franci (nell’Andrea Chénier), Clara Petrella e Bruno Landi (nella Manon di Massenet, nel ’49), Mafalda Favero e Aldo Protti (in Bohème, nel ’50), la giovanissima Renata Scotto, che nel ’53 affrontò per la prima volta uno dei suoi futuri cavalli di battaglia, Madama Butterfly. In occasione del 250° anniversario della nascita di Pergolesi venne ospitata nel 1960 una fortunata edizione de Lo frate ‘nnammurato, per la regia di Franco Zeffirelli, proveniente dalla Scala di Milano, che nel ’68 portò a Jesi anche il suo corpo di ballo, per uno spettacolo con Carla Fracci.

Info e contatti Fondazione Pergolesi Spontini - Jesi

Tipologia ente: Teatro

Largo Degrada 5, 60035 Jesi AN | https://www.fondazionepergolesispontini.com/

L'ente è regolarmente iscritto all'edizione dell'anno corrente.

L'ente provvede autonomamente alla selezione degli artisti.

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