Roma - Biblioteca Vallicelliana
La fisionomia della Biblioteca Vallicelliana è legata storicamente a due grandi figure della modernità, a Filippo Neri e alla sua opera riformatrice della chiesa cattolica e a Francesco Borromini e al suo genio artistico e architettonico. Prima di essere incamerata dallo Stato Italiano nel 1874, apparteneva alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, fondata nel 1575 presso la chiesa di Santa Maria in Vallicella, meglio nota ai romani come Chiesa Nuova.
La configurazione architettonica attuale prese corpo nel Seicento per opera di Borromini, che collocò la Biblioteca al secondo piano del complesso monumentale dell'Oratorio dei Filippini, al termine di uno scenografico scalone; a metà di esso si trova lo spettacolare altorilievo di Alessandro Algardi, che raffigura Papa Leone nell’atto di fermare Attila. La Vallicelliana, come raccolta libraria, preesiste alla sua sede monumentale seicentesca: fu istituita nel 1581 con il lascito testamentario dell’umanista portoghese Achille Stazio, cui si aggiunsero le opere possedute da Filippo Neri, passate nel patrimonio della Congregazione alla sua morte, nel 1595. Seguirono molte altre importanti donazioni, come quelle degli oratoriani Antonio Gallonio, Cesare Baronio e Tommaso Bozio, e dell’erudito greco Leone Allacci. Il patrimonio, oggi di circa 140.000 volumi, viene costantemente incrementato e aggiornato a partire dagli argomenti costitutivi delle raccolte seicentesche: storia, antiquaria, filologia, archeologia, teologia, filosofia, diritto, musica, cartografia, tra cui globi e carte nautiche cinquecentesche. Unica al mondo è la raccolta di circa 3.000 manoscritti, soprattutto antichi, degli argomenti vari già ricordati. Una tale ricchezza si spiega anche con il gesto del papa Sisto V che affidò alla Congregazione dell’Oratorio le più importanti abbazie benedettine dell’Italia centrale, dotando la biblioteca di raccolte risalenti al Medio Evo, fino al IX secolo.