
San Vito al Tagliamento
Descrizione
Insediamenti umani nel territorio sono stati riscontrati sin dalla preistoria, con reperti rilevati lungo la fascia a occidente dell'attuale centro cittadino, fra le attuali frazioni di Savorgnano e Prodolone. La zona, ricchissima d'acqua trovandosi all'inizio della fascia delle risorgive, era una grande selva molto diversa dall'ambiente attuale, dove aree paludose si alternavano a luoghi più asciutti. Lo stesso Tagliamento presentava il suo mutevole alveo con grosse ramificazioni poste molto più a occidente rispetto all'attuale collocazione. Nell'età del bronzo recente (XIII secolo a.C. - XII secolo a.C.) è documentato un abitato di modeste dimensioni in località Boscat. Altri reperti confermano la presenza umana anche in periodi successivi. Scavi eseguiti nel 1973 hanno rivelato una necropoli risalente a un periodo fra il IX ed il XVIII secolo a.C. presso la località di San Valentino, a sud dell'attuale frazione di Prodolone. In analogia a quanto riscontrato in siti coevi limitrofi, quali Bonzicco e Gradisca (nell'attuale comune di Sedegliano) è probabile la presenza di un castelliere. Tracce di stabili corti rurali sono state rilevate anche in età romana. I reperti citati sono raccolti nel Museo Civico "Federico De Rocco".
Nel 1028 Corrado II dona al Principato patriarcale di Aquileia i diritti venatori della selva, primo passo verso il trasferimento dei pubblici poteri alla Patria del Friuli. Nei documenti non si trova però ancora traccia di un toponimo riferibile a San Vito, che è citato per la prima volta in una bolla di papa Lucio III del 1182 ("Sanctum Vitum cum oratorio").
Fra la fine del XII secolo e l'inizio del successivo i patriarchi incentivano la resa del territorio con l'utilizzo di pustoti (campi a riposo) e ronchi (nuove aree disboscate), presidiati da propri gastaldi, piccoli feudatari che dovevano risiedere stabilmente, con compiti di custodia e difesa ("feudo di abitanza").