San Canzian d'Isonzo

Descrizione

l territorio di San Canzian è, probabilmente, abitato fin dalla preistoria, anche se il reperto più antico venuto alla luce è una fibula celtica. Si conosce anche con certezza che l'abitato esisteva in epoca romana: lo documentano i reperti musivi pervenuti a noi nel corso di una campagna di scavi condotta negli anni cinquanta e le ricerche degli storici. Inoltre, la via Gemina, che collegava il porto d'Aquileia alla penisola dell'Istria, passava proprio per questo paese, denominato allora Aquae Gradatae. Tale toponimo richiama oggi la località di Grodate. Oltre alla Via Gemina passava anche la Via Annia, quest'ultima portava a Fiume correndo sul Carso Triestino su quella che è divenuta la Strada Provinciale del Carso.
Al tempo dell'egemonia di Aquileia esisteva nel territorio comunale una delle nove tintorie conosciute di porpora che funzionavano in Italia per concessione imperiale. Inoltre, sempre in epoca romana, a testimoniare l'importanza economica della località, si può ravvisare la presenza di una fabbrica e relativa fornace di embrici e tegole in cotto, attestata dai numerosi frammenti rinvenuti nella località di "Riva di Cop".
Nella zona, secondo le indicazioni forniteci dagli Acta e dalla tradizione popolare, i santi Canzio, Canziano e Canzianilla, insieme al loro maestro Proto, furono decapitati nell'anno 303 d.C. Tali nobili romani erano partiti da Roma per sfuggire alle persecuzioni che in quel periodo i Cristiani subivano nella capitale, sotto l'impero di Diocleziano. Arrestati ad Aquileia dal governatore Dulcidio, furono processati tuttavia rimessi in libertà in virtù della nobile casata a cui appartenevano. Diocleziano invece ordinò che fossero arrestati e giustiziati: furono catturati nei pressi di Aquae Gradatae e decapitati. Dal nome dei tre martiri ha avuto origine il toponimo di San Canziano e le tre croci che fregiano lo stemma comunale ne ricordano il sacrificio. Ad Aquae Gradatae subì un martirio anche san Crisogono, nobile senatore romano, il cui sarcofago in pietra, insieme a quello di san Proto, è conservato ancora oggi a San Canzian.

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