Pasian di Prato

Descrizione

Il toponimo Pasiano è di antica origine e, secondo la concorde interpretazione di diversi studiosi, è riconducibile al nome proprio latino Pacilius, probabilmente un colono romano che, essendo diventato proprietario in loco di alcune terre, decise di stabilirvi la sua dimora dando origine all'abitato del capoluogo.
Per quanto riguarda le effettive origini di Pasian di Prato si può far riferimento ad alcuni ritrovamenti archeologici, uno dei quali in località Muris, tra il capoluogo e Colloredo, dove nel 1985 sono affiorate alcune macerie romane; sulla sponda destra del Cormôr, non lontano dalla Chiesa di Santa Caterina, nel 1907, furono rinvenuti resti funerari in vasi in terracotta. Tornando al toponimo Pasiano, esso compare per la prima volta nel Kodex Suppl. 72, conservato presso l'Archivio di Stato di Vienna. È un documento redatto nel periodo compreso tra il 1076 e il 1084, nel quale si fa riferimento alla donazione da parte del conte goriziano Marquardo di Eppenstein, di alcuni beni in Pasiano.
Interessante è anche la citazione, risalente al 10 luglio 1230 di un certo Daniel Saltary de Pasilian tra i testimoni di un processo tenuto nell'abbazia di Sesto al Reghena.
Altre citazioni di Pasian di Prato sono state rinvenute in diversi documenti successivi raccolti nel Thesaurus Ecclesia Aquileiensis e, a partire dal XIV secolo il nome appare nei documenti con sempre maggior frequenza.
Durante il Medio Evo la comunità di Pasiano fu sottoposta all'amministrazione civile dell'abbazia di Rosazzo. Verso il 1420 il Friuli entrò a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia e ne seguì le sorti anche in campo bellico. Proprio in occasione della guerra dalla Serenissima contro l'Austria si ha notizia di un soldato originario del capoluogo: le cronache infatti citano il nome di "Bertossius filius Michaelis, Decani de Pasigliano Prato" che fu fatto prigioniero il 1º agosto 1509 nel corso di un combattimento presso Remanzacco; per il suo riscatto furono chiesti 400 ducati , una somma considerevole per l'epoca e dovuta al fatto che questo "decano" di Pasian di Prato doveva essere alquanto facoltoso.

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