Lizzano in Belvedere

Descrizione

Il passaggio di uomini primitivi in questa zona è testimoniato dal ritrovamento di resti, quali attrezzi in selce e terracotta, dell'Età della Pietra e del Bronzo presso la Sboccata dei Bagnadori e la Rocca Corneta. Tra gli altri popoli che passarono di qui e che vi si stanziarono, si possono citare i Liguri, gli Etruschi e i Galli Boi. Le mummie, teste in pietra scolpita poste sulle case o sui camini con significato benaugurante, deriverebbero proprio dalla consuetudine dei Galli di lasciare le teste dei propri nemici appese fuori dall'abitazione.
In epoca romana, Lizzano si chiamava Litanos, ed era un villaggio celtico, sede di un santuario dei Boi, finché non sarà inglobato nel dominio romano. Nel 553 Lizzano passa sotto l'influenza dell'Esarcato di Ravenna: a testimonianza di ciò abbiamo i resti dell'antica pieve in stile bizantino, dedicata a Mamante di Cesarea. Nel 753, i territori appartenenti al re longobardo Astolfo entrano a far parte, attraverso una donazione, della potente Abbazia di Nonantola. Nel documento che sancisce la donazione, compare per la prima volta la denominazione di Massa Lizano.
Nel 1227, durante l'epoca dei Comuni, venne eretta sul monte Cimbriano una fortezza, che per la posizione venne detta Fortezza del Belvedere, denominazione che con il tempo passò a tutta la località. Di questa costruzione attualmente rimangono solo i ruderi. In questo periodo il territorio è suddiviso in cinque comuni: Belvedere, Gabba, Lizzani, Monteacuto delle Alpi e Rocca Cometa. Nel 1293 il Senato di Bologna promuove la costruzione di un canale per facilitare il trasporto dei tronchi di faggio verso la città: le acque del torrente Dardagna vengono così in parte deviate nel corso del fiume Reno. Di questa antica costruzione non rimane più traccia se non il nome della frazione di Poggiolforato.

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