Castrocaro Terme e Terra del Sole
Descrizione
Il sito, che per la sua altezza era facilmente difendibile ed era posizionato in una zona fortemente strategica, era già frequentato in epoca preistorica. La presenza dell'uomo è attestata dal ritrovamento di frammenti fittili attribuibili a una popolazione della cultura appenninica, rinvenuti sul luogo nel 1979. Ritrovamenti di epoca romana sono stati rinvenuti in una zona pianeggiante a valle di Castrocaro nei pressi della vecchia pieve di Santa Reparata. Nell'Ottocento, è stata ritrovata in località Fondo Frassineto di una stipe votiva legata all'utilizzo delle acque salsobromoiodiche.
Sebbene la prima menzione di un castrum con questo nome si abbia solamente nel 1035 (Castrum Carium), probabilmente l'insediamento fortificato esisteva già da qualche secolo, con un altro nome: Sussubium. In un passo del Liber Pontificalis si dice che attorno al 754 il re dei Franchi Pipino il Breve, dopo aver sconfitto il re longobardo Astolfo concesse, per mano dell'abate Fulrado, alcune località dell'Esarcato e della Pentapoli, fra cui Forum Livii cum castro Sussubio. Nel 1059 si ha la prima testimonianza scritta, in una pergamena in cui si cita come testimone un certo “Guido de Castrocario”. Dal 1118 il castello appartenne alla famiglia dei Conti di Castrocaro, i Pagani.
I Pagani, infatti, andarono a costituire una contea rurale che si estendeva al di fuori dei limiti territoriali della Pieve di Santa Reparata, un santuario situato più a nord rispetto all'insediamento medievale di Castrocaro, esistente almeno dall'VIII secolo e che sicuramente fino al X e XI secolo aveva avuto un'importante consistenza demica. La contea dei Pagani assumeva così una configurazione autonoma rispetto a Forlì e Ravenna, vulnerando l'unità del centro maggiore, Forlì, di cui era titolare l'arcivescovo di Ravenna Guiberto, cioè l'antipapa filo-imperiale Clemente III, appoggiato dal vescovo di Forlì. Un complesso gioco di relazioni, dunque, che dimostra certamente come i Pagani, anti-forlivesi e anti-ravennati, si fossero inseriti fra i dominii dei conti Guidi (Modigliana e Dovadola) e quelli della Chiesa ravennate a indebolire i tradizionali equilibri di potere locali.