Bagnacavallo
Descrizione
Nell'Alto Medioevo, Bagnacavallo era detta castrum Tiberiacum (Anastasio Bibliotecario, anno 756). Il castrum aveva una funzione strategica: faceva parte della linea difensiva realizzata dai bizantini a difesa del confine con il territorio dei Longobardi. Insieme a Bagnacavallo, anche i vicini centri altomedievali di San Potito, San Biagio e Villa Cornete, hanno la stessa origine.
Il territorio circostante era in larga parte occupato da aree incolte, boschive e paludose (Lugo non esisteva): i pochi documenti scritti del tempo citano infatti una magnum forestum. Nel VII secolo sorse la Pieve di San Pietro in Sylvis: il nome attesta che l'edificio fu costruito al limitare di una selva. L'esistenza di una delle pievi più antiche del territorio testimonia l'antichità dell'insediamento bagnacavallese. Nel 744 il re longobardo Liutprando donò al vescovo di Faenza duecento ettari nella magnum forestum. Bagnacavallo, che ancora oggi si trova nella Diocesi faentina, sorgeva al centro di quest'area.
Il termine Balneocaballum, citato nel X secolo, indicava il paleo-alveo del Senio nel tratto che corrisponde all'odierna Via Albergone. Proveniente da Cotignola, il fiume passava per il centro dell'agglomerato urbano. In sostanza, il toponimo ricorda la presenza di un guado del fiume, per attraversare il quale era necessario bagnare le cavalcature. Dopo il Mille comparve il toponimo definitivo castrum Bagnacaballi. Una decina di km a nord della città iniziava la Valle Padusa. Vi era un porto palustre che gli abitanti utilizzavano come luogo di scambio delle merci con Ferrara e Ravenna. Le merci esportate erano cereali, biade, canne palustri e vino.