
Zungoli
Descrizione
Oltre a reperti risalenti all'età eneolitica, sono stati dissotterrati nel territorio manufatti di origine romana, fra i quali monete e cippi funerari e militari. Nella zona dell'odierna Zungoli, infatti, la via Herculia, ristrutturata da Marco Aurelio, metteva in comunicazione la via Traiana e la via Appia. Infatti a Zungoli era molto venerato san Cesario di Terracina, il santo tutelare degli imperatori romani; un culto che nacque e si sviluppò sulla via Appia. San Cesario era invocato contro le inondazione del torrente Vallone, nel ricordo della modalità di esecuzione del suo martirio (fu chiuso in un sacco e gettato nel mare).
Zungoli viene citato nel Duecento in relazione alla costruzione della fortezza. Il feudo, possesso degli Angioini, venne ceduto da Carlo I d'Angiò a Enrico di Valmontone. Poi il possedimento passò nelle mani dei de Gianvilla che lo conservarono fino al 1331. In quella data Filippo Siginulfo ne venne in possesso a seguito della morte della moglie Erarda de Gianvilla, e successivamente il feudo divenne proprietà di Raimondo del Balzo e poi dei suoi successori. Dal Cinquecento in avanti, dopo la parentesi di Consalvo da Cordova, la tenuta fu patrimonio di Francesco Loffredo e degli eredi fino all'abolizione della feudalità nel 1806.
Salvatore Susanna, primo cittadino di Zungoli ai tempi delle rivolte del 1820-21, dopo essere stato rimosso dall'incarico di capitano delle milizie venne esiliato nello Stato Pontificio perché sospettato di un ruolo attivo nei moti, e solo nel 1830 reintegrato nelle cariche da Ferdinando II, neosovrano del Regno delle Due Sicilie.