Volturara Irpina

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Descrizione

Il nome può derivare da Utur che significa nell’osco-sannitico acqua stagnante, con il suffisso latino “ali” diventa acquitrino. Negli ultimi tempi, secondo alcuni ricercatori, dovrebbe essere presa in considerazione l’ipotesi di un’origine etrusca di Volturara, che sarebbe una delle 12 città campane fondate nel loro espandersi. La radice “Volt” indicherebbe la loro Dea. Secondo un’altra teoria il nome deriva da Vultus rarus, cioè volto raro, per indicare la fisionomia particolare di primi abitanti arrivati fin qui da terre lontane, se non dall’Asia. Una delle ipotesi più antiche ed accreditate della nascita di Volturara Irpina, riportata anche in alcuni atti del Consiglio Comunale del secondo ottocento, è che alla distruzione, operata dai romani, di Sabatia nel Serinese per essersi alleata con Annibale, si verificò la diaspora dei suoi cittadini che portò alla nascita di parecchi agglomerati urbani. Uno di questi avrebbe dato origine a Volturara. Nella piana del Lago Dragone esistevano diversi Casali. In località Serra (distrutto dai Lanzichenecchi nel 1520), in località San Marco, in località Tavernole (San Marciano), in località Bonfanum (Bolifano), in località Campanariello dove esisteva la chiesa di San Vito, in Casale di Santa Palomba presso la montagna di Chiusano sul versante di Volturara, in Casale di San Leonardo tra S.Marco e Montemarano. Volturara era al centro di una vasta rete di vie di comunicazione che da Avellino portava nelle Puglie e nella Basilicata, passando per le montagne per evitare brutti incontri. La più importante per secoli e secoli fu la strada Saba Maior che da Serino attraverso la piana andava a Nusco e Montella.
Il Castello, costruito in epoca feudataria, era un baluardo contro le incursioni con intorno il paese che incominciava a svilupparsi sulla roccia dalla Serra ai piedi della collina e costituiva un anello importante di una catena di castelli vicini tra di loro e molto ampia attraverso la quale con segnali particolari venivano avvistati i nemici per prepararsi alla difesa. Il popolo coltivava terreni e boschi dietro pagamento in natura ai vari padroni, che forse conoscevano Volturara solo di nome, dimorando a Napoli o in altri paesi più grandi. La presenza di cognomi, tuttora esistenti, riferiti a oggetti e strumenti concreti, fa pensare che anche a Volturara come in paesi vicini nel quindicesimo secolo siano arrivati molti degli ebrei cacciati da Napoli dal Re e costretti a cambiare religione convertendosi al cattolicesimo per nascondersi dalle persecuzioni che continuarono negli anni.

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