
Summonte
Descrizione
Il ritrovamento di alcune tombe di epoca preromana, probabilmente osche, dimostra che il territorio di Summonte è stato abitato da tempi remoti. Il primo documento che sì riferisce a Summonte è del 769 ed è costituito da una donazione di un patrizio longobardo di nome Leo all'Abbazia di Montecassino. Tale donazione comprende delle "curtes" curti, toponimo di un'ampia contrada Summontese in adiacenza al territorio di Avellino e Summonte, che nell'atto viene indicato con il nome Transmonte, probabilmente, come ritiene lo storiografo Scandone, per la sua posizione rispetto a Benevento, dove venne rogata la donazione. Da documenti successivi, custoditi nell'Archivio del Santuario di Montevergine, risulta che nel territorio di Summonte, esisteva una chiesa dedicata a Maria SS. di Montevergine(ma altri documenti parlano di Santa Maria del Preposito) molto prima della fondazione del santuario dedicato alla Madonna da San Guglielmo, compravendita del 1025, e che nel 1037, contratto di affitto si coltivava il gelso per l'allevamento del baco per la produzione della seta.Questa chiesa è identificata come Santa Maria degli Angeli nel territorio di Ospedaletto d'alpinolo. L'atto è il più antico documento sulla bachicoltura in Italia ed è recensito dagli storiografi più autorevoli.
Con i Normanni Summonte passò alla condizione di feudo e, concesso intorno al 1130 a Raone Malerba, un nobile di origine franca al seguito dei Normanni, rimase sotto il dominio dei Malerba per oltre due secoli fino alla morte dell'ultima discendente, Francesca Malerba, priva di figli. I Malerba goderono della stima e protezione dei regnanti dell'epoca, soprattutto con Robeno, che fu nominato giustiziere della Calabria dal grande imperatore Federico II di Svevia. Essi, a differenza dei successivi feudatari, vivevano nel castello di Summonte.