Somma Vesuviana

Descrizione

Sulle antiche pendici del Vesuvio, che, dopo l'eruzione del 79 d.C., causa la separazione del massiccio in due moli, assunse poi la denominazione di Monte Somma lasciando al nuovo cono la denominazione di Vesuvio, era insediata una folta serie di "ville rusticae". Questo a dimostrazione dell'intensa frequentazione della zona fin dall'epoca romana e della coltivazione di prodotti pregevoli (frutta, vino ed olio), smistati sui mercati delle vicine cittadine di Nola, Pompei e Napoli per procedere poi alla successiva commercializzazione nella lontana capitale in cui erano molto richiesti. Abbondantissimi gli insediamenti di epoca romana riscontrati nella zona, tra i quali notevole interesse architettonico presentano i ruderi della presunta "Villa di Augusto", individuata da Matteo Della Corte, intorno agli anni trenta, in località Starza della Regina. Nell'evoluzione urbanistica della cittadina di Somma Vesuviana ebbe sempre una notevole importanza la sua sede elevata ed intermedia tra le potenze militari di Nola e Napoli costantemente in lotta tra di loro. Le prime menzioni del luogo sono state date da Cicerone nel suo “De Officiis” e da Valerio Massimo nel “Memorabilia” facendo riferimento alla disputa tra le città di Napoli e Nola per il possesso di queste terre alle falde del monte Vesuvio. Il Senato romano, nel 184 a.C., mandò come arbitro Quinto Fabio Labeone il quale decise di non modificare i confini già tracciati e di destinare quella fascia di territorio alla diretta amministrazione di Roma. Questo episodio, che è citato da tutti gli storici locali dei paesi vesuviani come atto fondativo del loro territorio, ha, da sempre, suscitato più di una polemica. Secondo alcuni si tratterebbe di un fatto leggendario per attribuirsi "nobili natali"; per altri addirittura non si sarebbe mai verificato. Sulla rivista "Summana" è apparso un contributo del prof. Parisi Domenico che, confermando l'effettiva realtà dell'episodio, avanza l'ipotesi che l'arbitro mandato dal Senato di Roma, per derimere la controversia tra nolani e napooletani, non sarebbe stato il console Quinto Fabio Labeone, ma il pretore peregrino Caio Atinio Labeone nel 195 a.C.

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