
Monte di Procida
Descrizione
A Monte di Procida sono note testimonianze relative già al neolitico medio-superiore (località Bellavista/Torre Fumo). Da un passo di Dionigi di Alicarnasso (VI secolo a.C.) si capisce che l’attuale Monte di Procida era un villaggio della città di Cuma (che ha dato all’Italia e a i popoli di Occidente l’alfabeto calcidico-cumano, divenuto poi latino), per questo per secoli venne chiamato Monte Cumano.
Dopo la fondazione della colonia di Miseno, Monte di Procida fece parte integrante di questo territorio tanto da assumere il nome di Monte Miseno. Lo splendore dei Campi Flegrei inizia ad appannarsi nel V secolo d.C., i barbari devastano il territorio spingendosi fino a Baia e Miseno. Da Cuma, Pozzuoli e Miseno molti evacuarono verso Napoli, altri rimasero a coltivare e navigare. Intorno all’anno 850 d.C. Miseno venne distrutta dai saraceni. I cittadini di Miseno, invasa e distrutta, scapparono. Una parte raggiunse l’isola di Procida, altri si incamminarono fino a una zona dell’interno, l’odierna Frattamaggiore.
Cancellata Miseno il suo territorio fu aggregato all’isola di Procida, intanto la terraferma era in uno stato di completo abbandono. Il Monte si era ricoperto di vegetazione selvaggia, una foresta quasi inaccessibile tanto che nella seconda metà del XV secolo Re Ferdinando I aveva destinato il Monte alle cacce reali. La vera e propria colonizzazione iniziò ad opera dei procidani solo nel XVII secolo dove il Monte aveva assunto ormai il denominativo “di Procida”.