
Santa Sofia D'epiro
Descrizione
La fondazione di Santa Sofia d'Epiro è anteriore alla venuta degli albanesi di rito bizantino (o greco) provenienti dalla regione della Ciamuria (Epiro) nella Calabria Settentrionale alla fine del XV secolo[6], essa fu infatti costruita vicina ad una piccola masseria abbandonata preesistente.
Il vasto arco di colline che si estende a nord-est di Bisignano e scende fino al fiume Crati, fu diviso fin dal Medioevo in cinque grosse contrade: la Terra di Santa Sofia ed i casali di Musti, Appio, San Benedetto e Pedilati, infeudate ai vescovi di Bisignano da Papa Celestino III con la bolla del 13 aprile 1192 e dal re di Napoli Tancredi IV. Altri riferimenti archivistici ci informano dell'esistenza di questi piccoli centri abitati: in un registro contabile nel 1268, tra "Sanctus Benedictus" e "Alimusti" è inserito il nome di "Sancta Sofia" seguito da "Apium"; nel 1269 secondo una cedola angioina la popolazione di Santa Sofia risulta composta da 213 persone; nel 1276 il numero ufficiale di fuochi (famiglie) del casale è di 50; nel 1331 dalla Platea dell'archivio Vescovile di Bisignano abbiamo notizie del Casale di Pedilati.
Un'altra importante conferma si trovava nel Palazzo dei Vescovi Baroni di Santa Sofia, in un'iscrizione risalente al 1622, anno nel quale vi era in carica Mario Orsini, vescovo di Bisignano (1611-1624). Uno dei suoi successori, Mons. Bonaventura Sculco (1745-1780), la fece riprodurre nel 1750 in un atto notarile prima che venisse distrutta durante i lavori di ampliamento del palazzo.