
Banzi
Descrizione
Della storia di Banzi, e non solo, è un'importante testimonianza la cosiddetta Tabula Bantina Osca, un testo epigrafico su lastra di bronzo che risulta essere il più lungo e il più complesso, tra quelli rinvenuti, scritti in lingua osca con caratteri latini. Oggi è conservata presso il Museo Nazionale di Napoli.
Ci sono poi dei resti ritrovati dall'archeologo Mario Torelli nel 1969, che provano che questo sito avesse una certa importanza anche in epoca romana. Il "templum auguraculum in terris", un templum unico del suo genere, ne è un esempio.[4] Poi c'è anche una "domus romana" con annesse terme balneari, i cui tesori interni costituiti da monete, pregiata ceramica e addobbi ornamentali in ambra o in oro si possono osservare sparsi in vari musei italiani. Vi sono stati poi altri ritrovamenti sempre risalenti all'epoca romana o, in alcuni casi, anche alla osco-sannitica, consistenti in armi e armature, epigrafi onorarie, funebri e politiche; resti di ville e aggregati urbani con strade, fossati e mura, ecc. Banzi vantava anche una famosa sorgente, della quale però non siamo certi che non fosse stata solo frutto dell'immaginazione del poeta Orazio che le immortalò con il suo "Fons Bandusiae".